Emobility | Mobility as a Service? 

Tempo di Lettura: 3 min
Pubblicato il: 29 Aprile 2022

Emobility

Connettività Auto

Sempre più nel settore si parla di "Mobility as a Service" (MaaS). Se prima l'auto era considerata un bene da possedere, sempre più le nuove generazioni percepiscono la mobilità come un servizio. Da questo punto di vista anche le aspettative del cliente finale cambiano e la digitalizzazione e la connettività giocano un ruolo importante per soddisfare la nuova customer journey. La maggior parte delle persone è infatti disposta a fornire i propri dati di navigazione e mobilità per ottenere un servizio migliore. Come si può intuire il cambiamento è indirizzato dai Costruttorei di automobili. I Costruttori in tal senso si stanno muovendo per offrire miglioramenti su molti fronti: servizi di navigazione implementati, cyber-assicurazioni, soluzioni di parcheggio integrate, alert per la manutenzione predittiva con una conseguente riduzione per le case madri dei costi legati alle garanzie, suggerimenti di guida, interazioni per il car sharing, vendita di servizi a bordo, sistemi più efficaci contro il furto, interventi più rapidi di assistenza in caso di rotture o emergenze. Le evoluzioni del panorama in termini di connettività sono molteplici e di sicuro cambieranno il nostro modo di percepire l'auto.

Guida Autonoma

Si parla molto di guida autonoma o di self-driving cars. I primi passi in questo campo risalgono agli anni Cinquanta ma solo oggi si può parlare di una realtà tangibile che impatterà sulla mobilità del futuro. Un sistema di guida automatizzata si può definire come autonomo se è in grado di sostenere tutte le funzionalità in modo indipendente e autosufficiente. Se sussiste qualche forma di comunicazione e/o cooperazione con entità esterne allora si considera come una guida collaborativa o semi-autonoma. La SAE (Society of Automotive Engineers) ha creato una classificazione standard, la J3016 per classificare in 6 livelli l'automazione di guida. Ma quanto tempo servirà ancora per vedere dei casi concreti? Le prime sperimentazioni sono già in atto. Waymo, una società del gruppo statunitense Alphabet, dal 2016 su segmenti dedicati in California sta testando modelli di veicoli senza conducente. Gli addetti del settore ipotizzano una società in cui i Robotaxi sono una realtà acquisita attorno al 2035, tuttavia le prime fasi di sperimentazione si sono mostrate già in ritardo rispetto ai pronostici di vedere una prima generazione di Robotaxi solcare le strade dei sobborghi urbani tra 2020-2022. D'altronde sono piuttosto complesse le implicazioni di dotazione infrastrutturale e di responsabilità legale che una guida senza conducente inevitabilmente solleva.

Shared Mobility 

Il mondo della mobilità condivisa si lega bene al concetto di digitalizzazione e di mobilità intesa come servizio. Ma anche qui non si sta parlando di un modello di business univoco, ma di una serie di nuove opportunità che si stanno affacciando al mercato. Soprattutto nelle grandi città è in atto un progressivo scoraggiamento attraverso politiche locali riguardo il possesso di un mezzo privato. In questo scenario il trasporto pubblico assumerà sempre maggior rilevanza se saprà essere integrato e connesso, esisteranno sempre anche servizi di noleggio auto, che in futuro potrebbero essere condivisi. Nel mondo dell'e-hailing, ovvero della prenotazione di mezzi tramite la rete i taxi "con licenza" si scontreranno con le nuove forme, peraltro ancora osteggiate in certe parti del mondo di realtà di trasporto come Uber, Grab, Lyft e Careem che hanno servizi economici di car sharing vedi ad esempio le versioni UberX e UberPool. Ci sono ovviamente anche servizi di car sharing e car pooling peer-to-peer ovvero tra privati sebbene oggettivamente di minor successo. La mobilità condivisa non si evolve solo per il mondo auto, ma anche per la micro-mobilità urbana di bici o monopattini.

In modo comprensibile la pandemia Covid-19 ha ridefinito le priorità degli utenti finali portando ad una temporanea battuta d'arresto la mobilità condivisa. Il rischio di infezione, prima avvertito come driver di poco conto nella scelta del metodo di trasporto, è oggi schizzato in testa alla classifica. Per compensare sono nati fenomeni cosiddetti di micromobility, considerati oggi più sicuri, ovvero l'uso di bici e monopattini. Tuttavia si prevede che la pandemia non bloccherà l'evoluzione di questa branchia.

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